Coltivazione - Il radicchio di treviso - Il fiore che si mangia

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Coltivazione

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Cenni sulla coltivazione del radicchio di treviso


Il  Radicchio Rosso Trevigiano, a seconda del tipo (precoce o tardivo) si semina direttamente a pieno campo nel periodo compreso da fine giugno alla metà di luglio.

Non si effettua il trapianto poichè questa operazione pregiudica la qualità del prodotto.

L'operazione viene compiuta a macchina e non più a mano, come si usava fare una volta, utilizzando una seminatrice adattata allo scopo. Si impiega di norma una quantità di seme corrispondente a 1200 kg. circa per ettaro ottenendo, a diradamenti ultimati, un investimento effettivo di 6-7 piante per mq.

Con l'andamento stagionale caratterizzato da tempo asciutto e ventilato, come può verificarsi in quel periodo si rendono necessari alcuni interventi idrici da ripetere per 2-3 giorni allo scopo di favorire la germinazione dei semi.

Seguono poi,rispettando l'ordine prioritario, le operazioni di fresatura e di diradamento al fine di assicurare la densità di piante richieste dal tipo di radicchio utilizzato.


La raccolta  che per il radicchio tardivo, cioè il più pregiato, inizia verso la metà di novembre, si effettua a macchina, raramente a mano, mediante impiego di un aratro privo di versoio, trainato da un trattore. Si procede in continuazione, tempo permettendo, sino a totale esaurimento delle piante presenti nell’appezzamento.

Segue l’immediata formazione dei mazzi che vengono posti gli uni addossati agli altri in posizione verticale sui due solchi e qui sistemati alla meglio, dando sufficiente terra ai fittoni. Si provvede poi alla loro protezione dai rigori invernali a mezzo di piccoli tunnels coperti con foglio di materiale plastico i risulta (PVC o polietilene).

Questa operazione si identifica con il nome di “
Fase di preforzatura”.

Infatti sotto questi tunnels il radicchio mantiene, se pur lentamente, la sua attività metabolica dando inizio ad un primo abbozzo di formazione del germoglio.

In questo modo il produttore ha la possibilità di graduare l’afflusso del prodotto nel mercato in rapporto alle richieste e quotazioni praticate in quella sede. In altre parole vuol dire sottoporre a “Forzatura-imbianchimento” (seconda fase) le quantità sicuramente commercializzate a prezzi remunerativi, tenendo altresì conto della disponibilità di manodopera famigliare.

Durante la fase di forzatura-imbiancamento si ha il trasferimento dei mazzi dai piccoli tunnels (fase di forzatura) per essere posti in apposite vasche di cemento opportunamente coperte con un foglio di materiale plastico steso su archi di legno o ferro in modo da formare un tunnel di media ampiezza. Sul fondo di queste vasche non si pone ne sabbia ne segatura di legno, ma si fa invece scorrere ininterrottamente dell’acqua proveniente da falde freatiche più o meno profonde (anche oltre i 200 mt.).


Caratteristica peculiare di quest’acqua è quella di avere una temperatura costante di 12° C che consente la regolare formazione del germoglio di radicchio il quale assume il tipico aspetto in ordine alla consistenza, al colore del lembo fogliare, al bianco candido della costa centrale ed al particolare ed inconfondibile sapore dell’antica tradizione trevigiana.

In queste vasche rimane per un periodo di 12 giorni circa all’inizio, successivamente la
forzatura si realizza nel giro di 8-10 giorni, perché nel frattempo, i cespi progrediscono nello sviluppo sotto i piccoli tunnels di parcheggio citati in precedenza (fase di preforzatura) con la formazione di numerose radici avventizie dette “barbe” attraverso le quali la pianta continua a mantenere attive le sue funzioni vitali a favore della formazione del cespo.

Trascorso il tempo necessario nelle vasche di forzatura, i mazzi di radicchio vengono deposti in appositi ambienti riscaldati a temperatura costante (20° C con tasso di umidità relativa molto alto), dove sostano per 2-3 giorni.

Allo scopo si utilizzano ancora le stalle o altri locali all’uopo predisposti sul pavimento dei quali si distribuisce un leggero strato (2-3 cm.) di sabbia o segatura di legno con la precisa funzione di asciugare i fittoni assorbendone l’acqua.
Costituisce questa la terza fase detta di “
Finissaggio” in quanto i cespi di radicchio arrivano a completa maturazione assumendo l’spetto classico (morfologico e cromatico) che li caratterizza.

Ultimata l’operazione “
Finissaggio” si procede alla slegatura dei mazzi e alla toelettatura delle piante che consiste nell’asportazione di tutte le foglie esterne più o meno guaste; alla scortecciatura, sagomata e taglio della radice che va accorciata nella misura massima di un terzo della lunghezza del cespo intero.

Si predispone quindi un recipiente (tino in legno o plastica) ripieno d’acqua fresca per un rapido lavaggio dei cespi prima di essere confezionati con la dovuta cura nelle cassette accatastabili per il loro avvio ai mercati di vendita all’ingrosso  per raggiungere attraverso i vari canali distributivi, il consumatore.


 
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